elaborazione separazione

 

 

Prima parte

NEGAZIONE, RIFIUTO e RABBIA

Dopo giorni, mesi, anni da dipendente emotiva, un bel giorno ti accorgi che è il momento di cambiare. Tutte ad un certo punto raggiungono l’apice, chi prima, chi poi, ma ricorda bene: arriva per tutte il momento del cambiamento. È una cosa lenta, graduale, non bisogna affrettare le cose, bisogna lasciar lavorare il nostro amico tempo, anche se può sembrare infinito.

Ma bada bene: nel momento in cui deciderai di chiudere definitivamente la tua storia “sbagliata”, inizieranno altre fasi davvero difficili e altrettanto dolorose da affrontare: ma ora sarai pronta a tutto, devi esserlo, per raggiungere la felicità.

Pian piano, come abbiamo detto, inizi a prenderti le tue libertà: esci senza rendergliene conto, fai nuovi sport, vedi altre persone, cambi stile di vita, ti distrai, fai viaggi e cosa molto importante, inizierai a non voler più sapere cosa fa lui. Non ti importerà più sapere con chi esce, dove va, cosa fa, ecc. Perché hai deciso che le ora le vostre vite devono stare divise. Lui ovviamente cercherà di farsi sentire, ma se sei tanto forte e sono certa che tu lo sia, arriverai a dirgli che si sta solo rendendo ridicolo e senza paura lo affronterai, sempre di più, lui e il suo egoismo che pian piano riuscirai a distinguere, come un velo che lo ricopre.

Vorrei aprire una parentesi sul “chiodo scaccia chiodo”. Non funziona. Se sei una dipendente emotiva, saprai bene che la sola idea di tradirlo ti farà venire i sensi di colpa all’infinito. Almeno, all’inizio. Ma nel momento in cui non riuscirai più a sopportare l’idea di vivere accanto ad una persona egoista e che non ha fiducia in te, comincerai a chiederti se uscire e vederti con qualcuno può farti bene. Sai bene che nessuno sarà mai come lui, nel bene e nel male. È difficile accettare di poter essere felici con qualcuno che non sia lui, ma nel contempo sai bene che ormai nessuno potrà farti del male tanto come te ne ha fatto lui. Quindi, se sei una dipendente emotiva che ha provato questa “tecnica”, non ti vergognare. Fa parte del percorso, è normale chiedersi, dopo aver vissuto una situazione del genere, “Ma sono davvero tutti così?”. L’importante è, una volta trovata la risposta, non farsi trascinare dalla negatività o eccedere nella falsa convinzione che possiamo essere subito felici divertendoci senza pensieri.

L’IMPORTANTE, RICORDA, E’ NON BUTTARTI VIA!

Torniamo ai nostri stadi dell’elaborazione della separazione. Sono identici a quelli dell’elaborazione del lutto, elaborati dalla psichiatra svizzera Elisabeth Kübler-Ross. Perché in fondo, per te, elaborare la separazione da una persona da cui sei tanto dipendente, è come affrontare un lutto, perché nella tua vita quella persona “viene a mancare”. Come già ho detto e ripetuto, ognuna di noi è diversa e questa numerazione viene fatta solo a livello informativo: tu potresti iniziare con la fase due, oppure saltarne una, non pensare che per forza tu debba passare tutte queste fasi! E soprattutto, una può essere più lunga di un’altra, non ci sono tempistiche e ordini stabiliti. Sei tu, che fai la differenza in questo!

Il primo stadio che analizzeremo è la NEGAZIONE o RIFIUTO.

Nonostante sai benissimo che stai cambiando, che la tua mente piano piano si sta allontanando da lui, non riesci subito ad accettarlo. Con le ultime forze che gli sono rimaste, il tuo cuore, sordo a tutti i problemi del tuo fisico e alla condizione negativa che hai in testa, tenta di farti tornare indietro. Gli perdoni ancora qualche assurdo comportamento, ti senti ancora un po’ in colpa per qualcosa, cerchi di vederlo sotto l’aspetto di una persona che deve essere aiutata, mentre in realtà lui cerca di ricatturarti nella sua trappola. Starai ancora male, ma sarà finalmente questo dolore a farti uscire da tutto: queste saranno le ultime volte che gli permetterai di controllare la tua vita.

Non disperare, anche questo fa parte del tuo percorso. E anche se avrai una voglia disperata di fargli capire dove sbaglia, ti renderai conto che non puoi, che è tutto inutile perché lui non può cambiare, se non in estremi casi, ma davvero rari. Vederlo sotto un altro punto di vista vi aiuterà anche a capire se davvero vale la pena sprecarsi per aiutarlo, quando in realtà sapete bene che non può essere aiutato, men che meno da voi.

Perché se davvero volesse essere aiutato, ve l’avrebbe chiesto molto tempo prima, non credete? Certo, magari te ne stai lì, dicendoti che lui soffre, come cerca di farti credere. Può essere vero, i violenti psicologici hanno avuto esperienze similari in passato che li hanno resi così, quindi è molto probabile che soffrano ancora, ma non è comunque una giustificazione per ciò che stanno facendo a te! Non giustificare il violento psicologico se non sei sicura che sta facendo di tutto per guarire e bada bene!! E anche in questo caso, è molto raro che succeda. Loro non hanno nessun altro modo per relazionarsi con gli altri, se non questo, mostrare il loro ego e la loro “superiorità”.

Questo stadio è molto difficile da distinguere da un semplice tentativo di allontanamento. Ti accorgerai solo alla fine di tutto che ci sei passata, com’è giusto che sia.

Il secondo stadio, quello più difficile (a parere mio) e “pericoloso” è quello della RABBIA.

Pericoloso perché in questa fase delicata della tua “elaborazione”, non sei più padrona dei tuoi pensieri. La diga che avevi creato tra il cuore e il cervello per arginare i pensieri negativi e arrabbiati verso di lui si spacca, solitamente in seguito all’ennesimo tentativo di lui di farti cedere, la famosa “goccia che fa traboccare il vaso”. Magari lui ti ha già detto quella frase tante volte, ma adesso sei troppo insofferente per poterla ancora accettare. Lui ti sembrerà sempre più insulso e ridicolo, ti arrabbierai chiedendoti per quale motivo continua a tormentarti, perché vuole ancora farti del male e sarai stanca, non vorrai più sentirlo né vederlo, ma sarà difficile perché lui non mollerà la presa facilmente.

La tua rabbia in realtà alimenterà anche il suo egoismo, in quanto tu, continuando a rispondere a lui, anche a tono, continuerai a dargli spazio. Per quanto sia difficile, un consiglio che ti do è: sfoga la tua rabbia in altri modi. Non rispondere, prendi a pugni un cuscino, corri, urla, ma non alimentare la fiamma di lui che sta cercando di tenerti avvinghiata a sé (se pur arrabbiata). Ricorda: la tua rabbia è liberatoria per te, ma non per lui. A lui non importa se sei arrabbiata, se tenti di urlargli contro la tua disperazione, se gli dici di non farsi mai più vedere. Lui non lo farà perché preferisce sentirti arrabbiata che non sentirti affatto. Anzi, ti chiederà scusa in continuazione, perché sa che a te le scuse piacciono e spera di poter recuperare qualcosa. Non mollare. Lascia che la rabbia ti spinga a pensare che lui è egoista, cattivo, spregevole. Lascia che i pensieri negativi ti impediscano di aver contatti con lui.

Lui ovviamente tenterà in tutti i modi di recuperare questo rapporto, cercando di farti sentire in colpa, dicendoti che ti ama, che gli manchi, che sta male non avendoti e che sei la sua vita, una bella scatola piena zeppa di caramelline super dolci! Ma adesso, a te, di queste caramelle, accecata dalla rabbia come sei, non te ne importa più nulla. Ti senti padrona di te stessa, sai che stai facendo la cosa giusta, sai che è giusto essere arrabbiata, sai che va bene cosi!

L’unica cosa che raccomando è: non cercare di vendicarti. Non funziona, come il chiodo scaccia chiodo. In queste situazioni, l’unica cosa da fare è alzare la testa e sentirsi superiore. Non aver paura di eccedere di egoismo, in queste situazioni non è sbagliato. Sei forte, sei diventata di ferro, sei diventata una roccia, niente ti può scalfire, come un diamante! Non perderti nell’escogitare stupide vendette che non portano a nulla! Sfogati in altri modi. Ma non cercare di rovinare la reputazione di lui, non cercare di scoprire dove va e rovinargli la serata o mettere una cattiva parola con qualcuno. Non ne hai bisogno. Lui riavrà tutto ciò che si merita, prima o poi. Tu devi pensare solo a te stessa. Perché se pensi ad una vendetta, non stai comunque pensando sempre a lui? L’odio e l’amore hanno la stessa intensità. Ma l’odio è distruttivo per chi lo prova e i pensieri sono sempre rivolti verso quella persona.

In questo periodo, vivendo queste due fasi, ti verranno spontanee da fare due cose molto importanti. La prima è buttare o anche solo mettere via, in un posto non visibile, le cose che lui ti ha regalato. È davvero difficile accettare di vedere tutti i regali e gli oggetti che rappresentavano le tue “caramelle”. Se non te la senti di buttarle, il mio primo consiglio in merito è di metterle in un cassetto che non usi mai, dove tieni le cose vecchie ma che non vuoi buttare perché quando sarai “guarita” potrai affrontarle in modo diverso. Se ti evocheranno pensieri di malinconia, tenerezza, ma riuscirai a non soffrire guardandoli, li conserverai, oppure se ancora dopo tempo non riuscirai ad affrontarli senza stare male, li butterai senza alcun rimpianto.

L’altra fase importante di questo periodo sarà il tuo lentamente aprirti verso tutte le persone che ti stanno accanto, amici, genitori, famigliari. Sia che tu gliene parlerai con rabbia o con un: “Forse posso ancora fare qualcosa per lui”, ti stupirai di quanto le persone che ti sono vicine ti capiranno e ti staranno ancor più accanto. Qualcuno ti darà dei consigli, ma sai bene che puoi solo seguire il tuo cuore e sebbene ti faccia piacere, non puoi seguirli tutti! Ma nessuno ti incolperà, nessuno se la prenderà con te come avevi paura succedesse! Sarai capita e amata ancora più di prima e l’affetto che riceverai ti aiuterà nei prossimi stadi dell’elaborazione che affronteremo nel prossimo articolo!

 

G.