Abbiamo chiesto alla Dottoressa Barbara Fabbroni di rispondere ad alcune domande sui vari temi che tanto ci stanno a cuore qui sul nostro blog.
Ecco cosa ci ha risposto la Psicologa, Psicoterapeuta e Saggista che molte di voi conosceranno per i suoi innumerevoli saggi e libri, tra cui il suo nuovo romanzo “Coach in Love”, per gli articoli sulla rivista “Novella 2000” e per la conduzione della “Rubrica” su La7.
- Dottoressa Fabbroni ci aiuterebbe a fare un po’ di chiarezza su quelle che vengono definite “sociopatia” e “narcisismo” e la differenza di queste ultime con la “psicopatia”?
“La psicopatia conduce la persona a non provare né empatia né senso morale. Sono incapaci di provare empatia e formare legami emotivi reali con qualcuno. Ciò che rende gli psicopatici particolarmente pericolosi è proprio la loro capacita di imitare le connessioni emotive.
La sociopatia indica una persona capace di provare empatia, con una morale e una coscienza sviluppata, anche se ha in sé un senso del bene o del male particolare.
Sono persone capaci di provare connessioni emotive solo nei confronti d’individui concreti, come un familiare o un amico, e soltanto all’interno di contesti specifici.
Il narcisista è una persona totalmente presa dal culto esclusivo di sé e della propria personalità. Si caratterizza per la mancanza di empatia. Il narcisista vede gli altri esclusivamente come un mezzo per ottenere gratificazioni e conferme di se stesso. Il narcisista è l’eterno innamorato di sé, egoista, vanitoso e presuntuoso.”
- Nei nostri articoli parliamo spesso di relazioni emotivamente troppo coinvolgenti con uomini che non ci danno l’importanza che meritiamo, spingendoci in baratri di elemosine emotive. E’ d’accordo con noi sul fatto che “non possiamo legarci a nessuno se non siamo in grado di reggerci in piedi da sole”?
“I legami sono da sempre oggetto di mille e più significati derivanti dalle proprie esperienze e storie personali. Amare è qualcosa di avvolgente e coinvolgente. Ci sono legami che nascono dall’amore e poi naufragano in un territorio d’incomprensione. Altri che vivono primavere difficili per poi trovare la giusta sintonia. Altri ancora restano omologati a realtà di costume appartenenti alle proprie origini così da annullare ogni possibile cambiamento.
Sono convinta che ogni persona impara ad amare in maniera nutritiva e soddisfacente solo se nella sua esperienza di vita, che dalla nascita e non solo lo conduce verso la vita adulta, ha avuto la fortuna di sperimentare e vivere l’emozione dell’amore sentendolo vibrare all’interno di sé. Un bambino, una bambina, amati, riconosciuti, protetti, motivati, stimolati saranno persone che riusciranno a vivere il sentimento dell’amore non solo verso se stesse ma anche con l’altro. Diversamente chi ha sperimentato la mancanza di amore e riconoscimento saranno individui che porteranno in sé una ferita d’amore significativa tanto da attivare tutta una serie di meccanismi di difesa per proteggersi.
L’amore s’impara e si sperimenta sin dalla più tenera età. L’amore con e per l’altro si può costruire e donare solo se la persona ha sperimentato sin da bambina l’esperienza di essere amata e riconosciuta.”
- Crede che i narcisisti siano consapevoli di esserlo? A volte leggiamo dei commenti in cui molte persone li difendono, dicendo che “non e’ colpa loro se sono cosi”. Cosa ne pensa?
“La persona che ha un disturbo psicologico qualunque esso sia, difficilmente riesce ad attribuirgli un nome tanto più a riconoscere che ha bisogno di aiuto. Il narcisista non considera la sua modalità comportamentale e relazionale un problema.
Nessun individuo ha responsabilità della propria organizzazione di personalità.
Ogni persona è il risultato di più fattori che dipendono dalla genetica, dall’ambiente in cui vivono, dalle esperienze che durante il percorso di crescita e sviluppo fanno, dal rapporto di attaccamento con la madre e le figure significative.”
- Che cosa pensa delle donne che si impegnano in relazioni con uomini impegnati? Questo e’ un tasto molto delicato e so che probabilmente ne avrà parlato all’infinito. Ma siamo curiose di sapere cosa ne pensa di questi uomini e anche delle donne che cercano “rifugio” fuori dalle loro relazioni…
“Quando una persona, uomo o donna, giunge a vivere una relazione rifugio c’è sempre qualcosa d’insoddisfacente nella propria vita. Le relazioni hanno bisogno di essere costruite, progettate, stimolate, vivacizzate, volute in maniera continua e convinta. Nessuna relazione anche la più perfetta è immune da problematiche legate alla stanchezza, alla monotonia, alla quotidianità che soffoca. La coppia e soprattutto la relazione che attraversa gli anni restando solida è, dal mio punto di vista, costruita su basi sicure e progettuali che donano lo stimolo e la motivazione giusta a camminare insieme nello stesso itinerario.
Se accade che all’interno della coppia entra una nota stonata, non si riesce a confrontarsi, a parlare, a tirare fuori i punti di incrinatura, il guardare oltre i confini della propria relazione è cosa che può accadere. Se c’è il bisogno di una relazione rifugio il più delle volte ci sono sospesi e insoddisfazioni che perdurano per molto tempo tanto da condurre a volgere l’interesse altrove per trovare una boccata di leggerezza e vivacità. Sono convinta che se c’è volontà, impegno, dedizione la relazione può durare romanticamente per sempre. È essenziale volere e lottare per la propria relazione senza farsi prendere dallo sconforto di fronte alle difficoltà. L’essere in coppia si sceglie nel quotidiano, si definisce come progetto a due, si armonizza con la consapevolezza che non tutto sarà semplice.”
Ringraziamo ancora di cuore la Dottoressa Barbara Fabbroni per la sua preziosa collaborazione!
Andatela a trovare sul suo sito www.barbarafabbroni.it
Intervista a cura di Giovanna Paninformi
Leave A Comment