Se stai pensando che la tua vita sarà difficile adesso, dopo aver lasciato il tuo uomo, fidanzato o marito che ti maltrattava…..ti sbagliavi!
E’ difficile ricominciare, certo. Sarò difficile ma ti assicuro che ne vale la pena.
Ti racconto una fiaba di una donna che dopo otto lunghi anni ce l’ha fatta. Non è stato facile ma non ha mollato ed oggi è libera, felice ed innamorata del suo uomo che rende ogni giorno la sua vita speciale.
Questa fiaba è una storia di successo, è la mia storia.
Era giugno, un mese che io ricordo quasi come un mese di liberazione e rinascita spirituale. Ero molto provata psicologicamente, mi sentivo persa, non sapevo da dove cominciare, dovevo ancora laurearmi e non avevo un soldo. Vivevo con lui, il violento, in un appartamento carinissimo a due passi dall’Università, due passi nel vero senso della parola!
Ricordo lunghe inutili litigate, le sue gelosie continue, i suoi attacchi improvvisi di rabbia che sfociavano in violenza e sbalzi di umore improvvisi. E non solo. Col senno di poi, posso dire di non aver mai visto lui veramente felice dei miei successi. Si, perché nonostante gli anni di stress emotivo e fisico accanto a lui, sono riuscita a laurearmi in tempo alla triennale, a vincere una borsa di studio, tutto con il doppio della fatica ovviamente.
Era un manipolatore perverso. Era riuscito ad individuare le mie vulnerabilità ed usarle per controllarmi e farmi del male. Con lui nel tempo ero diventata insicura, sempre meno felice e meno entusiasta della vita. Era come vivere con un peso sulle spalle e sul cuore. Non riuscivo più a capirmi e a capire, era come se avessi smesso di ragionare.
Non ricordo quale sia stata la molla che mi ha fatta svegliare da quell’incubo. So soltanto che finalmente ho deciso di parlarne con un amico che non contattavo da ben sei anni. Era il mio migliore amico che avevo allontanato a causa delle gelosie insensate e infondate del violento.
Quando avevo 15 anni, io e il mio migliore amico, passavamo interi pomeriggi insieme, ci raccontavamo tante cose, c’era tutti i giorni a farmi ridere e a raccontarmi storie. Ci volevamo bene ed era un’amicizia speciale, come poche. Un’amicizia pura, non c’è mai stata attrazione tra di noi. Ci piaceva passare le ore a parlare del più e del meno.
Ricordo che in quei giorni dalla casa in cui vivevo con il violento, avevo cominciato ad allontanarlo lentamente, andavo a studiare e dormire nell’altra camera da sola.. In quei giorni in me si era come riacceso un fuoco, avevo ricominciato a leggere libri, riuscivo finalmente a dedicare del tempo a me stessa e un pomeriggio sentii il bisogno di chiamare quel mio amico. Cercai subito il numero di casa sull’elenco e gli telefonai. E’ dalla sua risposta capii che non era mai andato via. Era incredulo ma felice anche lui.
A quel punto non mi sono più sentita sola.
Ho subito programmato un fine settimana per andare sola nella mia città natale dove viveva il mio amico e dove vivono i miei genitori. A lui dissi che andavo a trovare i miei ma ai manipolatori maniaci del controllo non sfugge nulla. E così ha incominciato a insospettirsi e al mio ritorno ho scoperto che sul mio pc aveva installato uno spy-ware. Me ne accorsi del tutto per caso, non sapevo neanche cosa fosse uno spy-ware. Ricordo una sensazione di fastidio immenso, mi sono sentita violata nell’anima ancora una volta. Tutta la mia forza e il mio carattere che per anni avevo accantonato in un angolo, tornarono a bussare alla mia vita. Qualcosa stava cambiando. Avevo capito. Era un abuso, mi manipolava, le violenze e critiche spietate non erano una mia colpa. Quando mi picchiava non era ubriaco, lo faceva per scelta consapevolmente, poi chiedeva scusa, poi ricominciava, un ciclo ad intermittenza.
Le violenze e gli abusi negli ultimi mesi accadevano di rado e lui stava cercando di dimostrarmi per l’ennesima volta di voler cambiare per riconquistarmi inventando scuse ormai poco credibili.
Io avevo già deciso, dopo aver parlato con il mio amico mi sentivo più forte.
Questa volta non ci sarei cascata, non credevo più alle sue scuse. Ha così minacciato di suicidarsi se lo avessi lasciato. Sono piombata di nuovo nel panico, per giorni non mi davo pace. Ricominciavo a sentirmi in colpa e credevo che lo potesse fare davvero. Ho sentito il bisogno di parlarne con un’amica cui non avevo mai avuto il coraggio di raccontare quello che significava stare con lui. Le ho scritto, poi ci siamo incontrate, le ho parlato e ricordo la sua frase che è stata un altro raggio di luce per me: “Ma dai figurati se si suicida, non lo farebbe mai” Eccola la molla di nuovo.
Ah.. se ne avessi parlato prima con i miei amici, avrei risparmiato a me stessa anni di pene
Non ricordo di preciso le parole che usai per cominciare quella conversazione ma ricordo che non riuscii neanche a completare la frase e il mio amico capì subito dicendomi:
“No, no. Lo devi lasciare, lascialo! Hai capito? Lo devi lasciare”
Non mi sentii più sola. Dopo due giorni sono ripartita per Napoli, la città in cui stavo studiando, sono arrivata a casa, ho fatto le valigie e ad ora di pranzo gli ho parlato con il telefono in mano, dicendo che se avesse emesso un urlo o alzato le mani avrei chiamato i vicini e mio padre (che lui tanto temeva).
Ha cercato di convincermi di nuovo, ossessionandomi con stupide promesse, dimostrando di non aver amor proprio e di non avere rispetto neanche per se stesso.
Gli ho intimato di lasciarmi andare, di non cercarmi più, in caso contrario avrei chiamato la polizia e detto tutto a mio padre a ai miei fratelli e che avrei chiamato suo padre.
E in quel momento ho capito che avevo usato le parole giuste per liberarmi di lui ed evitare che si riavvicinasse a me. La mia “fortuna” è stata che io e il violento venivamo dallo stesso paese in cui le persone si conoscono quasi tutte, tutti sanno tutto di tutti e per molti, per tanti, il violento incluso, il giudizio degli altri conta tanto.
Andai così via di casa e tornai a vivere dai miei genitori. Avevo gli ultimi esami da fare, la tesi da preparare e tutte le cose belle da fare nella vita che avevo perso in quegli otto anni.
In pochi mesi riuscii a completare gli esami e a scrivere la tesi. Passavo il tempo chiusa in soffitta a studiare, leggere e scrivere. Quando incontravo qualcuno per strada, a casa in famiglia e durante le poche uscite serali ricordo con precisione di essermi sentita così:
- non provavo più emozioni positive
- non riuscivo più a sorridere
- provavo schifo quando vedevo coppie abbracciarsi, camminare mano per mano o baciarsi
- urla, rumori forti e chiamate anonime erano la causa scatenante di ansia e paura improvvise e brutti ricordi
Ho sofferto di ansia e attacchi di panico, ero insicura e mi sentivo persa. Il processo di guarigione, di ritorno alla vita felice è stato lungo.
Dopo alcuni mesi riuscii a laurearmi, un mese dopo la laurea decisi di partire per l’estero. Avevo voglia di dare forma al mio destino, trovare il mio posto nel mondo, viaggiare in posti lontani.
La mia vita mi stava aspettando.
Filippine, Vietnam, Giappone, Turchia, Qatar, Indonesia, Malesia e Grecia sono soltanto alcuni dei posti meravigliosi che ho visitato negli ultimi anni. Ho scoperto culture magiche, ho vissuto per 5 anni nel paese che desideravo scoprire sin da quando ero piccola, ho incontrato persone che hanno migliorato la mia vita e, cosa più importante, ho ricostruito me stessa, pezzo dopo pezzo. E’ stata dura, ho dovuto lavorare su me stessa tutti i giorni. Ho scoperto così pratiche e discipline che mi hanno aiutata ad accelerare il processo di guarigione e che mi hanno permesso di placare la mia ansia, conoscermi a fondo e continuare a credere in me stessa.
Ho scoperto lo yoga, la meditazione e infine la capoeira che mi ha letteralmente cambiato la vita.
Non ti arrendere. Non sei sola. Anche tu ce la puoi fare.
Non importa quanti anni hai, se hai un lavoro o meno, se hai dei figli sarà un po’ più difficile, ma devi farlo anche per loro.
Lascialo, lascialo e basta.
Hai il diritto di essere serena e felice e ti meriti di vivere la vita che sogni.
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