Non ho scritto questo articolo per darti consigli, perché so che non li seguiresti mai. So benissimo quanto siano noiosi gli adulti con le loro prediche. Io per fortuna non rientro in questa categoria, sono solo un adolescente un po’ navigata.
Cresciuta in una stanza tutta per me in un piccolo paese di provincia, devo ammettere che la mia adolescenza ribelle, travagliata, diversa, turbolenta e difficile è stata meravigliosa.
Se c’è una cosa che ricordo con certezza è che avevo un’identità scomoda per tutti. La consapevolezza che avevo di me stessa era sbiadita e ridotta ai minimi termini.
Alle scuole medie sembravo un maschio, capelli corti, piattissima, magra e con le gambe storte- tutti i professori, durante i primi giorni del mio anno ,nel fare l’appello, pensavano che il mio nome sul registro fosse sbagliato.
Mi facevo riconoscere ovunque, sebbene fossi brava a scuola non mi privavo dei momenti di sana stupidità, facevo casino in classe quando mi andava, ho marinato la scuola un paio di volte e ho avuto diversi fidanzatini (uno peggio dell’altro 😃). Per la mia famiglia ero la pecora nera che “doveva darsi una calmata”. Non parlavo di me, non mi si poteva chiedere niente. Criticavo, urlavo e mi arrabbiavo spessissimo, con tutti.
Hanno provato tutti (più o meno inconsapevolmente) a farmi sentire sbagliata e difficile.
Eppure non ci ho mai creduto a quello che mi dicevano, le loro etichette mi stavano strette e anche il paese in cui vivevo dove essere giudicate in toto era l’attività preferita di moltissimi.
Più mi facevano sentire inadeguata più io valorizzavo i miei punti di forza. Mi dedicavo anima e corpo alla pallavolo e alla corsa e al nuoto d’estate. Più i miei coetanei si omologavano, più mi distinguevo per esprimere me stessa.
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