
É il 25 novembre. Ce lo siamo dette ieri. Per me questa è una data che mi mette un po’ in malinconia. Sembra che ogni anno i passi in avanti siano microscopici e, sempre ogni anno, le persone più disparate si svegliano in questa giornata con il solo scopo di monetizzare sui social.
Detto ciò, penso che dal 2015 ho parlato estensivamente su tutti i canali e in tutte le salse di questo fenomeno. Quello di cui ho parlato meno però è altrettanto importante.
Quello che puoi fare tu.
Quello che posso fare io.
Quello che possiamo fare tutte.
IL POTERE DELLE MICRO-AZIONI QUOTIDIANE
Chi ha deciso che soltanto celebrità e influencer, con un grosso seguito,
possono avere un impatto sociale?
Dove sta scritto che soltanto associazioni e case rifugio possono aiutare le ragazze e le donne che vivono nella violenza agita da una persona che dice di volerle bene?
Ci siamo tutte e tutti dentro. Nel Bene e nel male.
Perché non sfruttare allora il potere delle nostre microazioni?
Le cose che puoi fare sono tante, eccone alcune:
- Prendere una posizione quando vedi un episodio di violenza verbale e fisica- fosse anche solo per distrarre l’abusante facendo cadere un oggetto nelle sue vicinanze.
- Sottrarti alle conversazioni in cui si giudicano le donne, le loro scelte e i loro corpi.
- Usare la tua voce per affermare un’unica verità: che il violento agisce violenza per una sola ragione: perché è violento.
- Aiutare le persone vicino a te ad identificare l’abuso invisibile. Far capire che dirsi tutto in una coppia non è altro che un desiderio di controllo mascherato da trasparenza.
- Far aprire gli occhi agli altri. Le donne non sono sceme né deboli. Ci sono ragioni scientifiche che portano una donna a restare in relazioni pericolose. (ne parlo in uno dei prossimi post già programmati nel calendario editoriale!)
- Rispondere a tono quando un uomo maschilista o una donna maschilista usano il sarcasmo o l’ostilità mascherata da ironia per farti desistere dal raggiungere un sogno.
- Lavorare su te stessa per sentirti bene nella tua pelle e fiera della tua storia.
- Sganciarti dalle aspettative sociali. Fare quello che ti pare senza sentirti in dovere di seguire il protocollo sociale per essere accettata. (esempio di protocollo sociale: trovare un posto fisso (che magari neppure ti piace), andare a vivere con qualcuno o sposarti e fare figli (anche se non è quello che desideri).
- Praticare la NON-violenza verbale e fisica. Verso te stessa e verso gli altri. Essere gentile sempre, evitare di alzare la voce, rifiutarsi di reagire con violenza di fronte alle prevaricazioni e smettere di disturbare te stessa con pensieri paranoici, aggressivi e auto-sabotanti.
- Scegliere le parole con cui raccontarti, ignorando chi prova ad appiccicarti etichette.
- Smetti di condividere immagini di donne piene di lividi e accovacciate in un angolo: questo reitera l’idea che le donne sono destinate alla violenza nell’immaginario collettivo e mette i riflettori sulla donna che subisce invece che sull’uomo che decide consapevolmente di agire violenza su di lei.
- Interrompere chiunque esprimi un’opinione personale su una donna che sta vivendo o ha vissuto una storia di abuso. Perché il mondo non ha bisogno di opinioni personali su questo tema.
- Hai una micro-azione da aggiungere?
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